Urbano: Per la sicurezza urbana mettiamo in campo le guardie particolari giurate
Urbano: Per la sicurezza urbana mettiamo in campo le guardie particolari giurate
Grazie al pacchetto varato nel 2017 è possibile far interagire i diversi soggetti che partecipano alla vita di un Comune, per occuparsi di decoro della città, legalità e tutela del patrimonio da tutto ciò che può comportare danni o degrado
Nei giorni scorsi il ministro Lamorgese ha risposto in question time a quanto evidenziato dal gruppo Fratelli d’Italia a proposito delle cosiddette baby-gang, fenomeno in aumento specialmente nelle grandi città. Non è mia intenzione entrare nel dibattito puntuale, la cui impostazione è stata caratterizzata da un gioco delle parti tra un ministro che rappresenta una maggioranza eterogenea e quello che a oggi è l’unico partito di opposizione strutturato. Sono tuttavia emersi alcuni spunti sui quali vorrei fare delle riflessioni nel mio ruolo di presidente dell’associazione degli istituti di vigilanza e servizi fiduciari che rappresenta il comparto in Confindustria.
La ministra Lamorgese ha evidenziato infatti nel suo intervento come, a seguito della riunione da lei presieduta il 7 febbraio scorso del Comitato dell’ordine e della sicurezza pubblica, a Milano «le Forze dell’ordine hanno dato avvio ad una vasta azione di contrasto delle baby gang che ha interessato anche i luoghi della cosiddetta mala movida. Nel 2021 sono stati arrestati 228 autori del reato di rapina sulla via pubblica, nella fascia di età 14-24 anni, di cui 122 in flagranza di reato, 106 a seguito di attività investigative, mentre sono stati deferiti all’autorità giudiziaria 147 soggetti. […] Sono stati emessi, sempre nei confronti di appartenenti alla stessa fascia d’età, 23 ammonimenti per atti persecutori, 30 per violenza domestica e 2 per cyberbullismo. […] Attenzione è stata riservata anche a Napoli, città interessata da episodi di delinquenza minorile che potrà contare su consistenti integrazioni di personale delle Forze di polizia».
I dati evidenziati dalla ministra sono scioccanti, se da un lato è quindi certamente necessario aprire una seria riflessione su azioni di contrasto che partano dall’educazione e dalla sensibilizzazione civica dei minori, dall’altro però un’azione ancora più incisiva al fenomeno potrebbe essere data dall’utilizzo delle guardie particolari giurate nell’ambito della Sicurezza Urbana Integrata, piano che ha origine nel 2017 con l’allora ministro Minniti.
Grazie a tale pacchetto è possibile far interagire i diversi soggetti che partecipano alla vita di un Comune, sotto un profilo di sicurezza molto estesa, che ricomprende aspetti della vita comunitaria quali la vivibilità, il decoro della città, la legalità, la tutela del patrimonio da tutto ciò che può comportare danni o degrado. All’interno di questa definizione che definisce la Sicurezza Urbana come bene pubblico ci sono quindi anche i privati e gli Istituti di Vigilanza.
Certo, è necessario un patto sottoscritto dal Prefetto e dal Sindaco all’interno del quale vanno chiariti gli obiettivi che si vogliono raggiungere, così come gli strumenti e i relativi regolamenti da utilizzare. Patto che poi deve essere inviato al Ministero dell’Interno, per un’ulteriore e più alta verifica. D’altronde però la Vigilanza Privata è definita dalla legge come l’insieme delle attività di sicurezza complementare e sussidiaria a quella delle forze dell’ordine.
Per altro, fra Ministero dell’Interno, Anci e associazioni di categoria della Vigilanza Privata, è stato da poco rinnovato il Protocollo d’Intesa Mille occhi sulla Città, che richiama il decreto Minniti proprio in relazione alla sicurezza urbana e ai compiti di osservazione e segnalazione da parte degli istituti di vigilanza sottoscrittori dei Patti provinciali.
Chi meglio della Vigilanza Privata è legittimata allora a partecipare e a contribuire alla definizione della Sicurezza Urbana?
Non si tratta di un tracciato ampio, lo sappiamo, ma di un percorso che va cercato, interpretato e costruito a tasselli, prendendo i principi costitutivi della nostra attività in varie norme, nell’ambito della legittimità e del rispetto dei ruoli di ciascuno. Vi è bisogno, a questo punto, di un serio sforzo di coordinamento da parte delle istituzioni pubbliche coinvolte, per mettere a sistema i contributi dei vari soggetti partecipanti ai progetti, al fine di massimizzare i risultati dell’attività di ciascuno per la finalità comune dell’innalzamento dei livelli di sicurezza.
Ma il momento è adesso.