Addio a Maroni, l’unico ministro dell’Interno attento alla vigilanza privata
Addio a Maroni, l’unico ministro dell’Interno attento alla vigilanza privata
di Maria Cristina Urbano – Huffington Post
Ricordo che all’assemblea Assiv del 2008 Maroni intervenne a lungo e in maniera molto puntuale, con grande competenza. Una disponibilità che, purtroppo, non ho più riscontrato in seguito. Mi piace pensare che la riforma del nostro comparto sia figlia sua
Il ricordo che la vigilanza privata ha di Roberto Maroni è indissolubilmente legato all’Assemblea ASSIV dell’8 ottobre 2008. Un ministro dell’Interno non aveva mai partecipato in maniera così intensa a un incontro promosso dagli istituti di vigilanza privata e quello rimane a oggi l’unico momento di confronto pubblico.
Peraltro la presenza di Maroni avveniva in un periodo particolarmente delicato per il nostro comparto. A dicembre 2007 era infatti intervenuta la famosa Sentenza della Corte di Giustizia Europea che scardinava l’assetto normativo, amministrativo e di prassi che regolava il settore della vigilanza privata. Il 6 giugno 2008 veniva pubblicata la L.101 che convertiva in legge il DL 8 aprile 2008 (disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e l’esecuzione di sentenze della Corte di Giustizia Europea).
Fra le altre cose si stabiliva che la GPG è incaricato di pubblico servizio: per la prima volta una norma di rango primario definiva lo status giuridico della GPG. Il 4 agosto 2008 usciva il DPR 153, che apportava le modifiche al TULPS e al Regolamento di Esecuzione. Il cuore normativo della riforma insomma, definito poi da un punto di vista esecutivo nel 2010 con il DM 269. In quell’ottobre del 2008 Roberto Maroni era ministro dell’Interno da circa 5 mesi e ci sarebbe rimasto fino al 16 novembre 2011.
Nella nostra memorabile assemblea Maroni non solo intervenne a lungo e in maniera molto puntuale, ma rimase dall’inizio alla fine, interloquendo con grande competenza e prendendo decine di pagine di appunti… una disponibilità che, purtroppo, il comparto non ha più riscontrato in seguito. E a pensarci bene, la cosa assume un tono paradossale perché è proprio da quella rivoluzione copernicana nella normativa di settore, che il comparto della vigilanza privata si è visto riconoscere un ruolo istituzionalmente definito nel sistema sicurezza Paese.
La riforma che, si può ben dire, venne attuata anche grazie alla spinta propulsiva dell’allora ministro Maroni, ci ha assegnato un ruolo fondamentale, seppur correttamente ancillare rispetto le Forze dell’Ordine, aprendo tra l’altro la strada alle leggi speciali che successivamente hanno consentito l’impiego delle GPG in ambiti sino ad allora esclusi al privato. Eppure, dopo Maroni, opportunità e criticità rappresentate dal settore sono gradualmente scomparse dall’elenco delle piorità del Ministero, il nuovo e illuminato quadro normativo non è stato mai applicato integralmente e siamo stati abbandonati in un limbo di contorsioni burocratiche, circolari ardite e assenza di dialogo. Ripeto: un vero paradosso!
I detrattori di allora sostennero con malizia e infondatezza che la sua partecipazione a quella Assemblea fosse dovuta a rapporti pregressi con alcuni associati, ma io non ci ho mai creduto e il fatto che da ministro abbia saputo dirigere la riforma degli IVP, ascoltando anche le istanze delle associazioni di categoria, ne certifica il valore oltre che umano anche tecnico. Mi piace pensare che la riforma del nostro comparto sia figlia sua. Addio ministro.
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