Perché non si può affidare la vigilanza al controllo diretto di Ferrovie
Salvini, d’intesa con FS, ha annunciato l’assunzione di 300 addetti l’anno per tre anni a tutela della sicurezza nelle stazioni italiane, sui treni e nelle aree ferroviarie. Se l’obiettivo è condivisibile, non posso dire altrettanto delle misure con le quali si intende raggiungerlo
Nei giorni scorsi il ministro Salvini, d’intesa con FS, ha annunciato l’assunzione di 300 addetti l’anno per tre anni a tutela della sicurezza nelle stazioni italiane, sui treni e nelle aree ferroviarie.
L’esigenza è evidentemente quella di rispondere al senso generale di insicurezza che emerge da tutti i sondaggi demoscopici degli ultimi anni, che trova una delle manifestazioni più eclatanti in corrispondenza di luoghi con grande passaggio di persone e dal contesto affatto peculiare quali le principali stazioni ferroviarie del Paese. I recenti fatti accaduti alla stazione Termini di Roma, che hanno profondamente colpito l’opinione pubblica sia per l’insensatezza dell’atto quanto per la consapevolezza che tutti siamo esposti ed inermi dinanzi a tali manifestazioni di violenza, hanno dato nuova linfa al senso di insicurezza di cui sopra. Ma se l’obiettivo perseguito dal ministro è certamente condivisibile e condiviso, non posso dire altrettanto delle misure con le quali si intende raggiungerlo.
Il DM 154/2009 ha introdotto nell’ordinamento, infatti, il concetto di sicurezza sussidiaria (sussidiaria a quella svolta dalle Forze dell’Ordine), con riferimento, tra i molteplici ambiti di applicazione, alla sicurezza nelle stazioni ferroviarie, affidandola a guardie particolari giurate. In questi anni le gpg hanno assolto al loro compito con dedizione e professionalità e sono ormai riconosciute come pienamente integrate, è proprio il caso di dirlo, nel contesto delle principali stazioni ferroviarie dove, sotto il coordinamento delle Forze dell’Ordine e insieme a esse, sono percepite dagli utenti come un elemento di forte dissuasione verso il compimento di atti illeciti più o meno gravi. E d’altronde non è la gravità del fatto in sé, per fortuna non troppo frequente, a determinare la sensazione di insicurezza nel cittadino, quanto piuttosto una situazione di diffusa percezione di mancanza di presidio.
Ed è proprio questo l’ambito nel quale le guardie giurate possono svolgere al meglio il proprio ruolo sussidiario alle Forze dell’Ordine, lasciando a queste ultime compiti di alto profilo, e la ragione sottesa all’emanazione del DM 154/2009 (che, nei fatti, dà ulteriore applicazione al principio già sancito nel TULPS). Perché proprio sulla collaborazione tra pubblico e privato si fonda un sistema sicurezza Paese moderno ed efficiente, capace di ottimizzare l’impiego delle risorse pubbliche e valorizzare quelle private.
Per altro quando si parla di sicurezza si affronta uno dei temi più delicati per la società, di rilevanza costituzionale, e si presuppone che gli operatori a esso dedicati, tutti, abbiano assicurata una adeguata formazione, corsi di aggiornamento periodici e alle spalle strutture adeguate da un punto di vista professionale, tecnologico e organizzativo che possano fornire all’impiegato in compito di sicurezza il necessario supporto: si parla, insomma, degli istituti di vigilanza privata.
E allora non si capisce la ratio in base alla quale un’attività di sicurezza di sicuro rilievo, sinora svolta con efficacia e professionalità, oggi affidata legittimamente agli IVP, dovrebbe essere portata sotto il controllo diretto di Ferrovie. La protezione aziendale di FS svolge un ruolo fondamentale per l’azienda, con risultati certamente apprezzabili. Ma confondere le due funzioni non garantirà maggiore sicurezza nelle nostre stazioni ferroviarie, semmai confusione di ruoli, esponendo peraltro tali operatori a rischi, anche di natura assicurativa e legale, che nel caso delle guardie giurate sono invece coperti dagli Istituti di Vigilanza. Senza dimenticare che le guardie giurate, per poter svolgere la loro professione, debbono essere a ciò autorizzate da un apposito decreto prefettizio che costituisce garanzia, tra le altre cose, di adeguata professionalità.
Infine, vale ricordare che i compiti che verrebbero assegnati al personale di FS non potrebbero in alcun caso prescindere dallo specifico perimetro riservato alle gpg, ovvero la sola tutela dei beni materiali e non delle persone. In proposito si potrebbe aprire una riflessione più ampia su quanto abbia senso, anche in ragione delle molteplici deroghe al principio introdotte per mezzo di norme speciali, limitare l’attività delle guardie giurate alla sola tutela dei beni e non anche delle persone, ma mi riservo di affrontare la questione in un articolo a questa dedicato.
In chiusura, chiedo al ministro Salvini di avviare un confronto con ASSIV, che in Confindustria rappresenta il comparto della vigilanza privata, perché il compito di vigilare nelle stazioni venga legittimamente riservato alle gpg, con indubbi vantaggi dal punto di vista economico, ma soprattutto di risultato.